
La microforestazione urbana secondo il metodo Miyawaki rappresenta l’approccio più innovativo alla forestazione urbana perché consente di realizzare impianti di diverse dimensioni secondo una logica modulare e scalare. Inoltre, offre maggiori garanzie di successo rispetto ai metodi tradizionali e, soprattutto, possiede un valore educativo e pedagogico non offerto da altre proposte. Va, anzi, specificato che il coinvolgimento dei cittadini, in particolare di bambini e ragazzi, si può considerare parte integrante del metodo da cui possono scaturire anche interessanti esperienze di citizen science.
Il metodo Miyawaki è, al momento, l’unico approccio utile per edificare in modo efficace una foresta in miniatura. Si tratta di una tecnica di piantagione elaborata dal grande botanico giapponese Akira Miyawaki, negli anni Settanta del XX secolo. Questa tecnica consente di ridurre i tempi di sviluppo di una foresta di un fattore 10 ovvero di farla crescere in 30 anni laddove in natura ce ne vorrebbero 300. Questo metodo, introdotto in Europa e adattato all’ambiente mediterraneo nel 1996 dal Prof. Bartolomeo Schirone, docente di Restauro Forestale, si distingue da tutte le altre tecniche di rimboschimento proprio perché rispetta e imita i processi naturali di successione vegetale a loro volta fondati sull’autorganizzazione dei sistemi complessi. In altre parole, si tratta di creare delle piccole formazioni legnose, funzionanti come dei piccoli ecosistemi perfettamente efficienti nonostante i limiti di spazio.
Pertanto, soltanto quelle realizzate secondo il metodo Miyawaki possono essere definite correttamente micro o miniforeste. D’altra parte, il metodo non è affatto facile da applicare anche se oggi viene proposto da molti operatori, a volte improvvisati, poiché finiscono con il ridurre il tutto ad una piantagione ad alta densità su un terreno un po’ concimato e pacciamato senza criteri chiari neanche riguardo alle indagini floristico-vegetazionali di base e la conseguente scelta delle specie da impiegare. Inoltre, va osservato che spesso la progettazione di queste piccole foreste Miyawaki non tiene in alcun conto quella che sarà l’evoluzione dell’impianto negli anni successivi alla messa a dimora delle piantine e a più lungo termine.
In questo spazio sono riunite le esperienze dei gruppi che svolgono attività di microforestazione seguendo il metodo Miyawaki e le sue molteplici evoluzioni, condividono lo stesso approccio scientifico e progettuale e sono in costante rapporto dialettico tra loro. Insieme danno vita ad una rete, la Rete Italiana delle Microforeste Miyawaki (RIMM), intesa ad illustrare le loro realizzazioni

Alla RIMM aderiscono : Tiny Forest Italia, ECCE Microforeste Eco-pedagogiche, DendroLab Università della Tuscia, Reparto Carabinieri Biodiversità Pescara, Dino Iezzi. La SIRF sostiene e promuove tutte le attività della RIMM.
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