L’articolo si occupa di capire come il pubblico percepisce il restauro degli ecosistemi (foreste, torbiere, praterie marine/seagrass) come modo per rimuovere il CO₂ dall’atmosfera (ossia come “carbon dioxide removal”, CDR). Gli autori vogliono soprattutto confrontare due cose:
- Le percezioni delle persone quando vengono informate / coinvolte (gruppi di approfondimento, focus group).
- Le opinioni di persone “non informate” (survey generale) che non ricevono dettagli tecnici o contesto prima di esprimere le proprie preferenze.
L’obiettivo è capire:
- Quali ecosistemi (foreste, torbiere/peatlands, seagrass) le persone preferiscono restaurare per la rimozione del carbonio;
- Quale ruolo attribuiscono alle persone/non esperti nelle decisioni su questi restauri;
- Quali sono le aspettative e le resistenze quando si parla di restauri su larga scala.
Metodi utilizzati
- Focus group: sei gruppi da 4-5 partecipanti ciascuno, reclutati in varie zone della Germania (vicino alla costa, urbano, rurale). Si è discusso su foreste, torbiere e praterie marine, spiegando agli interlocutori cosa significhi restaurare questi ecosistemi per catturare CO₂.
- Survey online generale: un campione più ampio di persone tedesche, che non riceveva informazioni dettagliate prima di dare le proprie opinioni, per vedere risposte “spontanee” e confrontarle con i focus group.
Ai partecipanti è stato chiesto di suddividere un budget ipotetico di 100 euro tra i tre tipi di ecosistemi da restaurare, motivando le proprie scelte.
✅ Risultati principali
Ecco cosa è emerso:
1. Associazioni ed emozioni con gli ecosistemi
- Le foreste evocano spontaneamente immagini positive: relax, aria, natura, esperienza personale.
- Le torbiere (peatlands) suscitano spesso associazioni negative: paesaggi “misteriosi”, luoghi “pericolosi” o poco familiari.
- Le praterie marine (seagrass) sono spesso poco conosciute: molti non sapevano neppure cosa fossero, o avevano poche associazioni mentali legate a esse.
2. Preferenze nella distribuzione del budget
- Nei focus group, i partecipanti tendevano a distribuire i soldi abbastanza equamente, con una leggera preferenza per le torbiere, poi le foreste e infine le seagrass.
- Nella survey generale (senza informazioni), la preferenza maggiore andava alle foreste (quasi la metà del budget), seguite da torbiere e seagrass.
- Le motivazioni usate includevano: capacità di stoccaggio di CO₂, la protezione degli ecosistemi, l’attaccamento emotivo, la diversità dei servizi ambientali, i costi, etc.
3. Ruolo della governance e della partecipazione pubblica
- I partecipanti nei focus group tendevano a preferire decisioni guidate da esperti piuttosto che da tutte le persone: ritenevano che le questioni ambientali fossero complesse e richiedessero competenze tecniche.
- Molti hanno espresso scetticismo verso la fiducia nei politici: poca trasparenza, competenza percepita carente.
- È emerso che le decisioni dovrebbero includere “attori non statali” (scienziati, comunità locali) più che un’ampia partecipazione pubblica non qualificata.
4. Discrepanza tra informazione e opinione spontanea
- Le discussioni nei focus group, condotte con informazioni aggiuntive, hanno portato a motivazioni più articolate e a una maggiore attenzione alle torbiere o praterie marine rispetto alla sola foresta.
- Nella survey “ignorante”, la scelta predominante è stata per le foreste, con argomenti più generici (es. “è importante piantare alberi”).
- Questo mostra che informazione e modalità di coinvolgimento contano moltissimo nel formare opinioni su politiche ambientali complesse.
🌱 Implicazioni e riflessioni
- Le foreste hanno un “vantaggio emotivo” perché sono familiari, visibili e già parte dell’immaginario collettivo.
- Ecosistemi meno conosciuti (torbiere, praterie marine) rischiano di restare “invisibili” per il pubblico, anche se hanno potenziale alto di stoccaggio di carbonio.
- Le politiche ambientali che puntano su restauri per il clima devono considerare non solo la scienza, ma anche come comunicare, informare e coinvolgere le persone.
- È importante bilanciare legittimità tecnica (esperti) e partecipazione sociale, tenendo in conto che molti cittadini non si sentono competenti per decidere da soli in ambiti così specialistici.
- Le decisioni su restauri su larga scala hanno implicazioni sociali (uso del suolo, compensazioni, equità), che il pubblico tende a sottovalutare se non adeguatamente informato.